domenica 19 agosto 2012

storie dimenticate


Dal racconto di Sabatino Meloni,comandante della Brigata "Buriotto" e di Guerrino Merla,comandante di Battaglione della medesima Brigata.
Meloni:"la sera dell'11 aprile con parte del battaglione mi trasferisco fuori zona per il recupero di armi pesanti e munizioni, lasciando la localita' Alpe Cardello alla custodia del mio Comandante di Battaglione Merla con una ventina di uomini"Merla:"avevo predisposto anzitempo un vasto campo minato proprio nel bosco sottostante la chiesetta del Cardello e della relativa mulattierain previsione di un possibile attacco fascista.la mattina del 12 aprile,poco prima dell'alba,il silenzio e' rotto dal tuonare dei cannoni e dai colpi di una 20mm che da Omegna tirano su Alpe Cardello.Predispongo gli uomini sulle postazioni e restiamo in attesa.Nella incerta foschia del giorno arriva l'attacco fascista e ce li troviamo tutti addosso;il combattimento avviene a distanza ravvicinata per un certo tempo;in seguito ripieghiamo in modo da attirare gli attaccanti nella trappola delle mine.Io stesso rompo le fiale di acido corrosivo ed il congegno si mette in moto;tempo previsto 15 o 30 minuti,non ricordo bene.Nel frattempo ci infiliamo nelle postazioni predisposte alla"Motta Calda"per il caso,e restiamo in attesa ma non avviene nessuno scoppio.Sapro' in seguito che non solo i congegni non funzionarono,perche' deteriorati,ma un gruppo di fascisti,per puro caso,si imbatte nelle micce spente,e recuperarono cosi' le nostre mine.Nel frattempo spedisco una staffetta ad Alpe Loneglio presso un reparto della III Brigata che metto in stato di allarme;sono trascorse cosi' forse un o due ore,e poi alla nostra postazione giunge il frastuono di un combattimento e poiurla,urla e spari;allora decido di aggirare Alpe Cardello e puntare in basso verso Alpe Colla;scorgiamo la colonna fascista in ritirata e al tempestiamo di raffiche,finche' questi,saltando come capre,scompaiono giu' in basso verso Omegna.A questo punto il cannone ricomincia a tuonare,ed il bosco intorno ad Alpe Cardello e' tutto in fiamme.Torniamo ad Alpe Cardello e li ci imbattiamo nei corpi quasi sfigurati dalle molte ferite e abbruciacchiati dal fuoco dell'incendio di tre partigiani che riconosciamo essere:ROBERTO BOGNI,GUIDO VALENTINI e ANTONIO REALINI.Era accaduto che,ad un certo punto,allo scopo di sondare cio' che era accaduto ad Alpe Cardello,Roberto Bogni si offrisse volontario per accertarsi della situazione.Lo seguono Valentini e Realini;seppur guardinghi i tre,giunti in prossimita' della chiesetta cadono in una imboscata.Valentini cade subito crivellato di colpi,Realini tenta disperatamente di aprirsi un varco verso il fondo valle,ma la corsa e' breve:ferito gravemente e' raggiunto e finito sul posto.Bogni,veterano della lotta partigiana,gia' combattente sul fronte greco-albanese e scappato dal fronte russo,colpito gravemente ma non mortalmente reagisce rafficando finche' il mitra non si inceppa.Catturato ferito, gli sgherri di Finestra lo finiscono con 17 pugnalate.I fascisti della Legione "Venezia Giulia" compirono cosi',alla vigilia della Liberazione,un ulteriore delitto in spregio di ogni convenzione,sui corpi dei feriti e dei caduti come era loro abitudine"Esattamente 12 giorni dopo aveva inizio la gloriosa marcia insurrezionale che per la zona del Cusio,Verbano e ossola e' il 24 aprile.
La fine eroica dei tre partigiani e' stata inoltre raccolta dalla signora Nina Beldi' nel proprio esercizio(trattoria Pace di Omegna).Il giorno seguente tale misfatto e' raccontato nei minimi particolari da alcuni fascisti della Legione "Venezia Giulia"parteipanti alla suddetta azione e condita dal seguente commento:"Li abbiamo coperti di pugnalate, ed in particolare quello piu' grande e grosso, al quale si era inceppato il mitra, quel bestione non voleva morire, nonostante tutte quelle pugnalate...."